Nonno


XXIII – SBURLOT

Sono le 8.00. Oggi mi sembra di stare un po’ meglio di ieri. Speriamo in bene, perché domani vorrei rientrare al lavoro. Prima di parlare dello sburlot dobbiamo chiudere il racconto del granoturco. Pertanto, consiglio a chi non l’avesse ancora fatto, di leggere prima “Melgot”. Una volta a casa, le pannocchie dovevano essere sgranate. Bisognava togliere i chicchi di mais dal torsolo della pannocchia, per intenderci. Si poteva fare in vari modi. Io toglievo tre o quattro file di chicchi, con il pollice, lungo tutta la pannocchia. I primi chicchi, quelli dove la pannocchia era attaccata al fusto, erano quelli più tenaci da sgranare. Una volta “fatta la fila”, come la chiamavo io, il gioco era fatto. Gli altri chicchi si sgranavano con facilità. Vi racconto l’altro modo.


CIV – COSA MI DICI MAI?

Stanotte, prima di iniziare a scrivere, ho cliccato su – invita i tuoi amici a mettere “Mi piace” Progetto My Everest – nella pagina di Facebook. Invita, invita, invita, invita, invita, invita. E intanto pensavo che anche “In vita”, staccato, “Mi piace”. Gioco di parole… Intanto piove, piove e piove ancora. Speriamo di non finire ancora sott’acqua, come nel 2002. Mony avrà anche ragione, ma se non riesco a dormire non è mica colpa mia. E poi, a voler ben guardare, è anche un modo di allungare la vita. Se dormissi dodici ore al giorno vorrebbe dire vivere di meno. O no? Anche se è vero che non si può continuare a dormire così poco, come in quest’ultimo periodo.


XX – MELGOT

Ecco, il giro in giardino l’ho fatto. Giusto dieci minuti però. Fa freddino stamattina. Non vorrei beccarmi qualcosa. Beccarmi qualcosa… Bella questa! Cos’altro potrei beccarmi ancora? Oggi bisogna anche falciare l’erba. Ci penserà Luca. Da quando mi sono ammalato la taglia quasi sempre lui. Anche quando sto bene, non vuole che la tagli io. Torniamo a noi.


XXXV – DRAGHI

Il titolo del racconto di stasera l’ho già deciso. Lo intitolerò “Draghi”. Ti parlerò dei draghi. “Mario Draghi? Il Presidente della Banca Centrale Europea?”. No Wilson, non di quello. E poi ho detto dei draghi, non di Draghi. Il draghetto verde dei cartoni animati che trasmettevano alla TV quando facevo le elementari. Ne combinava di tutti i colori e poi diceva sempre “Io sarò pompiere, sarò pompiere, sarò pompiere!”. Che poi non si dice pompiere ma Vigile del Fuoco. Anche se, in questo caso, è meglio pompiere. Te lo immagini se avesse detto “Io sarò Vigile del Fuoco, sarò Vigile del Fuoco, sarò Vigile del Fuoco!”. Non suona bene… Stasera, però, non ti parlerò di Grisù.


XVI – TRAPPOLA PER TOPI

Ero piccolo, ma mi ricordo molto bene dei conigli e delle galline di mio nonno. I dunèi e i galìni, come diceva lui. Mi ricordo anche di quando li ammazzava i conigli. Lui non mi faceva avvicinare, ma io lo spiavo dalla cantina. Non vi racconterò di come faceva. In vita mia io non ho mai ammazzato nessun coniglio, ma due galline sì. C’era però un valido motivo. Questa, però, è un’altra storia e ve la racconterò un’altra volta. Adesso torniamo ai conigli e alle galline di mio nonno.


XCIV – PINOCCHIO

Non mi è mai piaciuto anche se, in fin dei conti, non mi ha mai fatto nulla. Anzi, per dirla tutta, mi sta proprio antipatico! Sto parlando di Pinocchio, la marionetta. E sì che il romanzo di Collodi, che poi non si chiamava neanche Collodi, l’ho letto e mi è piaciuto. E poi Pinocchio era fondamentalmente buono, anche se ogni tanto raccontava qualche palla. Ma almeno lui la purgava in prima persona. Gli si allungava il naso se non altro… Oggi, invece, molti raccontano palle, ma la purgano sempre coloro che non c’entrano nulla.


XV – TANTI BACIONI NONNO

Ho cambiato idea. In “L’ortaglia” scrissi testualmente “Pur essendo piccolo, mi ricordo molto bene anche di quando mio nonno morì. Era il 15 maggio del 1974, aveva 67 anni, io facevo la 1a elementare. Scriverò anche quella di storia, ma non ora perché non voglio intristirmi…”. Ho deciso di scriverla subito. Via il dente via il dolore! Non ricordo di preciso quando mio nonno si ammalò. Ricordo bene, però, quella volta che andai a trovarlo in ospedale. Ci andai a piedi, con mia nonna. Non mi lasciarono entrare perché ero troppo piccolo. Lo ricordo bene. Mio nonno mi scrisse due righe sul retro di un biglietto. Era un buono di consegna di due metri cubi di sabbia e di sei metri cubi di ghiaia dei Fratelli De Poli. Probabilmente l’unico pezzetto di carta che aveva nel portafoglio. Fino a poco prima di morire lavorò alla casa di via Gramsci, dove […]