Scritti da Luigi


XXIV – L’OMINO GIALLO

Da quando andai al pronto soccorso dell’ospedale di Treviglio, era il 17 marzo dello scorso anno, a oggi, ho fatto solo tre radiografie. Oggi vi racconterò delle radiografie. Devo, però, fare una premessa. Abito in un piccolo paese, l’ho già scritto anche in altri racconti. Quando andai la prima volta all’ospedale di Treviglio, la notizia del mio ricovero si diffuse piuttosto velocemente. Non so se mai riuscirò a scrivere di quei giorni terribili per me e Monica… Che cosa diciamo alla gente? Per gente intendo tutti: parenti, amici, semplici conoscenti, colleghi di lavoro. Ci ponemmo quella domanda. Ma, soprattutto, ci ponemmo la domanda di cosa dire a Luca e Chiara. La verità. Dobbiamo dire la verità. Senza dovizia di particolari, ma dobbiamo dire la verità. Questa fu la risposta che ci demmo.


LXXXXII – OGNISSANTI

Ieri giornata impegnativa. Molto impegnativa, anche fisicamente. Ci ho messo un paio di mesi a sviluppare questo progetto. Solitamente, quando rincasavo dal lavoro, andavo a camminare un’oretta con Giorgio e poi cucinavo. Davo una mano in casa, per intenderci. In questo periodo non ho fatto altro che lavorare al progetto. Dalle 17.00 fino a tarda sera, a volte anche la notte. Penso, anzi ne sono certo, visto il numero di richieste di amicizia che ho ricevuto in un solo giorno, che ne sia valsa la pena. Sì, ne sono certo! Mi ero portato avanti. Ho già scritto molti racconti, è vero


LXXIV – CURVA CAFONI

Ci siamo lasciati che erano le ore 12:00 di oggi, ma poi ne sono successe di cose. Andiamo per ordine. Tornati a casa, Monica ha impastato la pasta della pizza per la cena. Io ero veramente “cotto” per lo sforzo mattutino, così mi sono messo sul divano a scrivere qualcosa… e ho scritto “Noemi”. Alle 16:00 circa Monica mi ha chiesto “Hai voglia di fare un giretto all’oratorio? C’è la castagnata missionaria”. “No” le ho risposto, perché ero veramente fiacco. “Un salto facciamolo lo stesso…così ringrazio Noemi” Aggiunsi. Arrivati in oratorio, dopo aver chiacchierato un po’ con Noemi, usciamo nel cortile sul retro. “Come facciamo a mangiare le castagne senza bere un bicchiere di vin brulè?” dico a Monica. “Non dovresti bere il vino” mi risponde. “Sì, ma le castagne da sole stoppano… e poi non l’ho mai bevuto e guarda cosa mi è capitato”. Povera Mony…


XII – ITIS

Ho frequentato l’Istituto Tecnico Industriale di Stato “Augusto Righi” di Treviglio dal 1981 al 1986 e ho conseguito il diploma di Perito Industriale Capotecnico nel 1986. Specializzazione Elettrotecnica. Voto quarantasex/sessantesimi. Scritto proprio così sul diploma, con la “X” al posto della “I”. Per evitare che il diploma fosse falsificato trasformando il sei in un sette. Serbo dei ricordi indimenticabili di quegli anni. Anche se non mi piaceva particolarmente andare a scuola. O meglio, andare a scuola mi piaceva, diciamo che non mi entusiasmava molto studiare… In quinta superiore eravamo in diciannove e ci diplomammo tutti. Ehm, ci hanno fatto diplomare tutti. Sì, perché sia gli insegnanti sia il Preside non ne potevano proprio più di noi. Non sto scherzando! Mi ci vorrebbe una vita intera per scrivere di quei cinque anni. Giustappunto. Una vita intera. Peccato che una vita intera non ce l’avrò…


II – VESTIDO DE NOVIA

Viernes, 19 de septiembre 2014, después de celebrar el cumpleaños de Chiara, a Mónica se le ocurre probarse el vestido de novia, porque al día siguiente serìa nuestro 22° aniversario de matrimonio. “No lo hagas”, le digo en broma: “Bienaventurados serán tus días, si no los haces enojar.” No recuerdo donde leí esta frase, pero me impactó. Y después pienso, pero sin decirlo “Sí Mony, porque a cuarenta y seis años, tratar de ponerte un vestido que te hicieron sobre medida cuando tenías veinticuatro, podría de verdad hacer enojar a tus dìas”. No hay nada que hacer, la decisión ha sido tomada y no se da marcha atrás.


XXXVII – DUE A ZERO PER ME, FORSE TRE

Per introdurre il racconto di stasera faccio un veloce copia-incolla di ciò che scrissi nelle informazioni della pagina Facebook. Febbraio 2013 – cicloergometro con elettrocardiogramma sotto sforzo, esami ematochimici ed esami delle urine in previsione della maratona di Milano del 7 aprile 2013: tutto nella norma. Domenica 10/03/2013 – ultimo “lungo” di 35 km. Martedì 12/03/2013 – 8 km di “scarico”. Giovedì 14/03/2013 (46° compleanno) – 13 km di “mantenimento” – Nella notte mal di stomaco. Sabato 16/03/2013 – Nella notte forte mal di stomaco. Domenica 17/03/2013 – Pronto Soccorso ospedale di Treviglio e immediato ricovero. Diagnosi: neoplasia cefalopancreatica condizionante ittero ostruttivo. Ecco fatto. Intanto ho già scritto mezza pagina… Caro Wilson, stasera ti parlerò di podismo.


II – ABITO NUZIALE

Venerdì 19 settembre 2014, dopo aver festeggiato il compleanno di Chiara, a Monica viene l’idea di provare l’abito nuziale perché il giorno dopo ricorreva il nostro 22° anniversario di nozze. “Lascia stare” le dico con tono scherzoso “Beati saranno i tuoi giorni se non li fai incazzare”. Non ricordo dove lessi questa frase, ma mi colpì. E poi penso, ma senza dirlo “Sì Mony, perché a quarantasei anni, cercare di indossare un vestito che ti è stato cucito addosso quando ne avevi ventiquattro di anni, i tuoi giorni potrebbe farli incazzare davvero”. Niente da fare, la decisione è ormai presa e non si torna indietro.


V – XIBOM BOMBOM

Geniali. A dir poco geniali gli spot pubblicitari del gratta e vinci di qualche anno fa. Ma sì dai! Quello della squadra di calcio con centinaia di calciatori che entrano in campo, tutti con le maglie numero sette. Pochi secondi di spot, la voce fuori campo che dice “Ti piace vincere facile?” e il ritornello di un ballo latino-americano. Oppure quello di Venerdì che, sull’isola deserta, si avvicina da dietro senza farsi vedere a Robinson Crusoe seduto sulla spiaggia e gli copre gli occhi con le mani. Pensieroso, dopo alcuni secondi, Robinson Crusoe esclama “Venerdì!”. Poi, Robinson Crusoe balla festoso con la voce fuori campo “Ti piace vincere facile?”. Con il solito ritornello musicale ovviamente. O quello dell’equipe chirurgica in sala operatoria. “GRR” e si accende la luce rossa. “GRR” e si riaccende di nuovo. Poi, finalmente, un chirurgo riesce a “estrarre” l’ossicino di plastica, con la pinzetta metallica, senza fare contatto. […]