Da quando andai al pronto soccorso dell’ospedale di Treviglio, era il 17 marzo dello scorso anno, a oggi, ho fatto solo tre radiografie.
Oggi vi racconterò delle radiografie.
Devo, però, fare una premessa.
Abito in un piccolo paese, l’ho già scritto anche in altri racconti. Quando andai la prima volta all’ospedale di Treviglio, la notizia del mio ricovero si diffuse piuttosto velocemente.
Non so se mai riuscirò a scrivere di quei giorni terribili per me e Monica…
Che cosa diciamo alla gente? Per gente intendo tutti: parenti, amici, semplici conoscenti, colleghi di lavoro.
Ci ponemmo quella domanda.
Ma, soprattutto, ci ponemmo la domanda di cosa dire a Luca e Chiara.
La verità.
Dobbiamo dire la verità.
Senza dovizia di particolari, ma dobbiamo dire la verità.
Questa fu la risposta che ci demmo.E la verità la dicemmo.
A tutti, non solo a Luca e Chiara.
Il risultato fu che in paese iniziarono a girare le voci che per me non c’era più niente da fare.
E non sto scherzando!
Già impacchettato!
Cazzo!
In effetti non ero un bel vedere. Non che lo sia neanche adesso, sia chiaro. Ero diventato giallo come un canarino nel giro di niente. E quando diventi giallo come un canarino…
O, meglio, come un omino…
Sì, come un omino.
Ma quella dell’omino giallo non ve la posso raccontare.
O meglio, non ve la posso raccontare con dovizia di particolari per non rendere identificabile chi mi affibbiò quel nomignolo. Non lo fece per cattiveria. Lo fece per ignoranza. Solo per darsi un tono con chi era con lui in quel momento. È che disse quella frase nel momento sbagliato al posto sbagliato. Proprio mentre io stavo uscendo dalla camera dell’ospedale per andare in bagno. Lui, anzi loro, erano in corsia. Lui capì subito che avevo sentito. I nostri sguardi s’incrociarono per un istante. Lessi nei suoi occhi l’imbarazzo e il dispiacere di aver pronunciato quella frase. E, subito dopo, distolse lo sguardo dal mio. Una cosa mi dispiacque.
Che quella frase la udì anche Monica, che era poco dietro di me. Comunque, la faccenda si chiuse lì.
Ma non era di questo che volevo scrivere.
Torniamo alle voci che mi davano già per impacchettato. Con i problemi che avevo, devo dire che quelle voci non mi facevano né caldo né freddo. Ci infastidiva invece, sia a me sia a Monica, il fatto che quelle voci incontrollate e infondate potessero arrivare anche alle orecchie di Luca e Chiara. Sarebbe stato paradossale doverci giustificare nei loro confronti, intendo di Luca e Chiara, dopo aver detto loro, e vi assicuro che non è stato facile, come stavano davvero le cose.
Avevo deciso il titolo di questo racconto prima di scriverlo ma mi sono dilungato troppo.
Volevo intitolarlo “Radiografie” o “Lastre”, ma non ne ho ancora parlato. Inizierò a scriverlo tra cinque minuti.
Questo lo intitolo “L’omino giallo”.
Mi piace.
Non l’omino giallo.
Il titolo…
Rivolta d’Adda, domenica 28 settembre 2014