Luigino


XLIII – FINALMENTE!

Dovete prima leggere “Senza titolo” e “Luigino” per poterci capire qualcosa. Anche perché è già difficile capirci qualcosa leggendoli… Sapete cosa vi dico? Sarà meglio che me li rilegga anch’io, anche se li ho scritti poche ora fa. Rileggendo “Luigino” mi viene da scrivere anche che sarebbe stato meglio alzarci in due da tavola, piuttosto che essere chiamato Luigino… Per andare a prendere la bottiglia d’acqua in cantina, intendo. E poi, l’esempio dell’acqua non è del tutto calzante. Perché se mi avessero chiamato Luigi e mia mamma avesse detto “Luigi, adesso che abbiamo pranzato vai a fare i compiti” mi sarei alzato solo io. Non si sarebbe di certo alzato mio nonno. O se mia mamma avesse detto “Luigi, adesso che hai pranzato puoi andare alla cascina Gorini” non mi sarei di certo alzato io, ma solo mio nonno. Adesso divento serio però.


XLII – LUIGINO

Dovete prima leggere “Senza titolo”. Altrimenti non capireste… Riprendiamo da dove ero rimasto, ma andiamo per gradi. Intanto vi dico come mi chiamavano. Qualcuno mi chiamava Luigino. Qualcun altro mi chiamava Luigi. Altri ancora, tra cui ovviamente mia nonna, mi chiamavano Gino. E andava ancora bene che lei, mia nonna, mi chiamasse Gino e non “Zio Gino”. Avete capito a cosa mi riferisco vero?


XLI – SENZA TITOLO

Niente da fare. Non c’è proprio verso di dormire stanotte. Sono le due e un quarto e non ho ancora chiuso occhio. Tanto vale che mi metta a scrivere qualcosa. Dormirò domani mattina, visto che non mi devo alzare per andare al lavoro. Anzi, stamattina, visto che è già sabato… Questo è il quarantunesimo racconto che scrivo. Scriverò, anche se non sono dell’umore giusto per farlo. E allora non mi rivolgerò né a Wilson, né al pubblico di manichini, né sarò ironico. Probabilmente vi annoierò. Anzi, vi annoierò sicuramente. Peraltro non so neanche da che parte iniziare per scrivere ciò che ho in mente. È un ragionamento abbastanza complesso. Parto dal mio albero genealogico.