Dovete prima leggere “Senza titolo” e “Luigino” per poterci capire qualcosa.
Anche perché è già difficile capirci qualcosa leggendoli…
Sapete cosa vi dico?
Sarà meglio che me li rilegga anch’io, anche se li ho scritti poche ora fa.
Rileggendo “Luigino” mi viene da scrivere anche che sarebbe stato meglio alzarci in due da tavola, piuttosto che essere chiamato Luigino…
Per andare a prendere la bottiglia d’acqua in cantina, intendo.
E poi, l’esempio dell’acqua non è del tutto calzante.
Perché se mi avessero chiamato Luigi e mia mamma avesse detto “Luigi, adesso che abbiamo pranzato vai a fare i compiti” mi sarei alzato solo io. Non si sarebbe di certo alzato mio nonno.
O se mia mamma avesse detto “Luigi, adesso che hai pranzato puoi andare alla cascina Gorini” non mi sarei di certo alzato io, ma solo mio nonno.
Adesso divento serio però.
“Un buon consiglio diamolo sempre a qualcun altro. È l’unica cosa da farne giacché non è di nessuna utilità per noi stessi”.
Sì, lo so che non è farina del mio sacco. È una citazione di Oscar Wilde.
Torno faceto solo per un minuto.
Sulla settimana enigmistica, oltre alle barzellette su Luigino, potete trovare anche citazioni come questa.
Ritorno serio.
Oscar Wilde aveva proprio ragione.
Io e Monica abbiamo due figli. Luca e Chiara, due nomi semplici. Non ne avremo altri figli. È proprio per questo che il consiglio che sto per darvi non è di nessuna utilità per me.
Io e Monica non dobbiamo scegliere “altri nomi”. E allora ricordatevi che il nome che sceglierete per i vostri figli non deve piacere solo a voi. Perché loro, quel nome, se lo porteranno dietro per tutta la vita.
E, se io ho potuto scherzarci col mio nome, non è detto che i vostri figli lo possano fare…
Soprattutto se li chiamerete con alcuni nomi che vanno di moda adesso.
Sì, perché sono molto, ma molto più imbarazzanti di Luigino.
Beh, se non vi ho ancora convinto mi gioco il jolly: quando sceglierete il nome di vostro figlio o di vostra figlia ricordatevi che cresceranno.
E quando avranno quattordici anni vi chiederanno perché li avete chiamati così.
Ma, soprattutto, ricordatevi che dovranno spiegarlo anche ai loro coetanei.
Adesso cerco di stringere e torno a “Senza nome”.
I miei genitori non interferirono nella scelta dei nomi dei miei figli. Se lo avessero fatto, io non sarei stato così accondiscendente.
E sapete perché?
Perché io non sono “troppo buono”. In questo non ho preso dai miei genitori.
Penso, invece, di aver preso da mia nonna.
Perché io mi considero “non buono”.
Sì, perché riguardo a molte cose la penso proprio come mia nonna.
Sarà perché sono cresciuto con lei…
A ves trop bun sé cuiun!
In italiano significa “A essere troppo buoni si è coglioni!”.
Io la penso così…
Mia nonna, i piedi in testa non se li fece mettere da nessuno.
Puoi anche essere buono nella vita, ma non devi permettere a nessuno di metterti i piedi in testa!
Per nessun motivo!
Volevo scrivere questo stanotte…
Ma ci ho messo tre racconti!
“Senza titolo”, “Luigino” e questo, che intitolerò…
Che intitolerò…
Ma sì dai, lo intitolerò “Finalmente!”.
Finalmente l’ho scritto che mi ritengo un “non buono”.
Al diciottesimo racconto…
Rivolta d’Adda, sabato 4 ottobre 2014