Scritti da Luigi


I – WILSON

Chi è Wilson? Wilson è uccello mummificato. Da dove arriva Wilson? Mi ci vorrebbe troppo tempo per raccontarvi tutta la storia dall’inizio e correrei il rischio di annoiarvi. E poi ci sarebbero particolari che dovrei tralasciare per correttezza nei confronti di una persona che stimo molto, moltissimo, e conseguentemente renderei il racconto poco comprensibile. Va beh dai, una cosa posso dirvela: guardate Cast Away, film del 2000 con Tom Hanks che interpreta Chuk Noland, dipendente di un’azienda di spedizioni merci che naufraga su un’isola deserta. Wilson, non quello del film, da qualche mese fa bella mostra di sé nel mio ufficio che poi, in realtà, non è neanche mio. L’ufficio, intendo. Perché vi racconto di Wilson? Perché alle 7.45 di oggi, lunedì 22 settembre 2014, è successa una cosa a dir poco esilarante.


XXVII – ERA COME L’ANGURIA

Per una più facile comprensione del testo, consiglio di leggere prima “Regoli”. Ricapitoliamo. Alle elementari bravino. Alle medie così così. Ma di cosa stiamo parlando? Ah, sì, di matematica. La materia che mi era più indigesta. Andiamo avanti. O, meglio, torniamo indietro. Agli anni dell’ITIS. Anno scolastico 1981-1982. Primo giorno di scuola. Prima ora. Non avevamo ancora il calendario delle materie. Entra la professoressa Annamaria e, dopo averci salutato, dice: “Io sono la vostra insegnante di matematica”. Non iniziai malissimo. Perché i primi mesi vissi un po’ di rendita grazie alle medie. Poi, però, le cose peggiorarono.


XXVI – REGOLI

Prima uscita di casa da martedì 23 settembre 2014. Siamo andati a pranzare dai miei suoceri a Treviglio. Poco più di un’oretta tra andare, pranzare e tornare perché non sono in formissima. Monica è arrabbiata con me e, ahimè, ha ragione. Ricordate “Xibom Bombom”? Adesso siamo otto a cinque per lei. Luca le ha dato ragione sulla questione di oggi. Poi, però, a Luca ho potuto spiegare in separata sede le mie motivazioni e ha capito. Non c’entriamo né io, né Monica, né Luca, né Chiara, ma a Monica non posso dire ciò che ho detto a Luca. E a Luca non ho nemmeno detto tutto. È una faccenda troppo complicata… Le passerà presto. A Monica, intendo. Andiamo avanti. In “ITIS”, scrissi testualmente “Matematica… Indigesta… Per il momento direi di soprassedere, anche se di cose da scrivere ne avrei, e anche molte“. Penso che oggi sia il momento giusto per […]


XXII – CARTONI

Pur sforzandomi, non riesco ad allocare con precisione questo racconto. Ricordo solo che frequentavo le medie. Adesso, la carta e il cartone vengono raccolti porta a porta il venerdì mattina. Ed è giusto che sia così. Ai tempi, invece, la raccolta differenziata non esisteva ancora. Ma la carta e il cartone avevano un valore. Nel senso che quando venivano a ritirarlo ti pagavano. Ovviamente parliamo di certi quantitativi. Vi spiego.


XXXIII – FORMAZIONE

Cenare abbiamo cenato anche stasera. E anche bene! E ho pure bevuto! Un tozzo di pane raffermo, una crosta di formaggio e un bicchiere di acqua del rubinetto. Ha preparato tutto Monica. Io non ho dovuto fare niente. Ma proprio niente! Mangiare, bere e basta! E non sto scherzando, davvero! O, meglio, sto scherzando su ciò che abbiamo mangiato, ma non sul fatto che non ho dovuto fare niente. È da un po’ di tempo che non faccio più niente. In casa, intendo. Beh, non proprio niente. Perché faccio tanta formazione… Cerco di spiegarmi meglio.


XXXI – MOLLY

Va beh, cenare abbiamo cenato anche stasera. La pasta al pomodoro mi piace. Sì, mi piace proprio. Spaghetti, mezze penne o conchiglie. Non le farfalle o i fusilli. Ma questa è un’altra storia. Vero Giorgio? Staserà vi parlerò di Molly. Molly era una gazza ladra. La trovò mio papà nel giardino di via Baracca nel 2001. Ma come? Non avevate traslocato in via Gramsci nel 1974? Sì, però a maggio del 1992 i mie genitori tornarono in via Baracca perché io e Monica ci saremmo sposati il 20 settembre 1992 e in via Gramsci ci avremmo abitato noi. Quando mi sposai, avevo 25 anni, Monica 24. Ah, sia chiaro: non ci siamo sposati così giovani perché Monica era incinta. Adesso ci si sposa molto più tardi. In un’altra storia vi dirò che cosa ne penso io, sempre che v’interessi. Torniamo a Molly.


XVII – TILL

Questa volta il titolo del racconto l’ho già deciso. Lo intitolerò “Till”, come il nome del primo cane che ho avuto. Era un bastardino. Un meticcio, in italiano. Uno pseudo-volpino nero con le estremità delle zampe e della coda di color bianco. Ce lo regalarono, non ricordo chi, quando io non avevo ancora un anno. Praticamente eravamo della stessa classe. Coetanei, in italiano. Qualcuno potrà obiettare: come fai a ricordarti che ve l’avevano regalato se avevi solo un anno? Non me lo ricordo infatti. È che i bastardini non li vendono adesso come non li vendevano allora. Per questo non possono che avercelo regalato.


XV – TANTI BACIONI NONNO

Ho cambiato idea. In “L’ortaglia” scrissi testualmente “Pur essendo piccolo, mi ricordo molto bene anche di quando mio nonno morì. Era il 15 maggio del 1974, aveva 67 anni, io facevo la 1a elementare. Scriverò anche quella di storia, ma non ora perché non voglio intristirmi…”. Ho deciso di scriverla subito. Via il dente via il dolore! Non ricordo di preciso quando mio nonno si ammalò. Ricordo bene, però, quella volta che andai a trovarlo in ospedale. Ci andai a piedi, con mia nonna. Non mi lasciarono entrare perché ero troppo piccolo. Lo ricordo bene. Mio nonno mi scrisse due righe sul retro di un biglietto. Era un buono di consegna di due metri cubi di sabbia e di sei metri cubi di ghiaia dei Fratelli De Poli. Probabilmente l’unico pezzetto di carta che aveva nel portafoglio. Fino a poco prima di morire lavorò alla casa di via Gramsci, dove […]