Va beh, cenare abbiamo cenato anche stasera.
La pasta al pomodoro mi piace.
Sì, mi piace proprio.
Spaghetti, mezze penne o conchiglie. Non le farfalle o i fusilli. Ma questa è un’altra storia. Vero Giorgio?
Staserà vi parlerò di Molly.
Molly era una gazza ladra.
La trovò mio papà nel giardino di via Baracca nel 2001.
Ma come?
Non avevate traslocato in via Gramsci nel 1974?
Sì, però a maggio del 1992 i mie genitori tornarono in via Baracca perché io e Monica ci saremmo sposati il 20 settembre 1992 e in via Gramsci ci avremmo abitato noi.
Quando mi sposai, avevo 25 anni, Monica 24.
Ah, sia chiaro: non ci siamo sposati così giovani perché Monica era incinta.
Adesso ci si sposa molto più tardi.
In un’altra storia vi dirò che cosa ne penso io, sempre che v’interessi.
Torniamo a Molly.
Vi ho già detto che la trovò mio papà in giardino.
Non sappiamo come ci finì lì. Non avevamo piante molto grosse in giardino. E non vi erano nidi di gazze. Su quelle piante, intendo. E poi era nata da poco.
Andiamo avanti.
Mio papà la prese e la mise in una piccola scatola nella quale aveva ricavato una sorta di nido con uno straccio.
Ogni volta che apriva il becco, gli infilava in gola un pezzetto di lombrico o dei piccoli pezzetti di frutta. Ogni tanto, con un piccolo contagocce, anche dell’acqua.
Fatto sta che la gazza non morì e allora la mise in una voliera. Di giorno la toglieva e di sera ce la rimetteva perché aveva paura che finisse tra le fauci di qualche gattaccio.
Crebbe ancora. La gazza, intendo. Mangiava di tutto.
Poi imparò a volare, ma se ne stava sempre in giardino.
Beh, entrava spesso anche in casa a dire la verità!
Ogni sera mio papà la rimetteva nella voliera.
Vi potrà sembrare strano ma era molto affettuosa. Soprattutto con mio papà.
Era anche molto dispettosa. Soprattutto con Luca e Chiara.
Raggiunta l’età adulta, manifestava insofferenza ogni qualvolta veniva messa nella voliera. Nel senso che non gli piaceva proprio. Chissà come mai…
Allora decidemmo di lasciarla libera sia di giorno sia di notte. I primi tempi se ne stava sempre nei paraggi svolazzando qua e là. Poi iniziò ad allontanarsi sempre più.
Sia chiaro: tornava più volte al giorno per mangiare, farsi coccolare, fare dispetti a più non posso e per fare il bagno con Chiara. Spesso facevano il bagno insieme nel canottino.
Poi non fece più ritorno.
Casualmente, mio papà la vide dopo qualche giorno, in una gabbia, non in una voliera, sotto il portico di una casa non molto lontana dalla sua. Suonò il campanello e, con non poche difficoltà, riuscì a convincere il proprietario a farsela restituire. Il proprietario della casa, intendo. Non di Molly.
Purtroppo Molly si faceva avvicinare da tutti, non solo da noi.
Mio papà la tenne nella voliera per un giorno, forse due e poi la liberò di nuovo. E lei, Molly, tornò a svolazzare libera.
Poi non fece più ritorno per la seconda volta.
E da quella volta non la vedemmo più.
Ci dispiacque molto.
Tutti speravamo che stesse volando libera, lontano.
Lo dicevamo anche a Chiara tutte le volte che la cercava.
Noi adulti sapevamo, invece, che Molly non stava volando libera. Lo sapevamo perché in quella casa in cui mio papà ritrovò Molly la prima volta per intenderci, la gabbia sotto il portico non c’era più. La gabbia non c’era più perché fu messa in cantina, dove nessuno la poteva vedere. Intendo la gabbia. Ma intendo anche Molly. Sì, perché il proprietario della casa se la ritrovò ancora tra le mani e non si fece scappare l’occasione per catturarla una seconda volta.
Fu anche visto da un amico di mio papà quando la prese. Ve l’ho già detto che purtroppo Molly si faceva avvicinare da tutti.
Quando mio papà chiese spiegazioni, la risposta fu “Io non ho nessuna gazza ladra”. “E la gabbia sotto il portico?” chiese allora mio papà. “L’ho regalata” fu la risposta.
Cos’altro poteva fare?
Lui era troppo buono. Intendo mio papà, sia chiaro!
“La gazza ladra e il ladro di gazze”.
Lo potrei intitolare così questo racconto.
Oppure “Molly”.
Ma sì, dai, lo intitolerò semplicemente “Molly”.
Adesso però dormo…
Rivolta d’Adda, martedì 30 settembre 2014