Luigi Sala


XX – MELGOT

Ecco, il giro in giardino l’ho fatto. Giusto dieci minuti però. Fa freddino stamattina. Non vorrei beccarmi qualcosa. Beccarmi qualcosa… Bella questa! Cos’altro potrei beccarmi ancora? Oggi bisogna anche falciare l’erba. Ci penserà Luca. Da quando mi sono ammalato la taglia quasi sempre lui. Anche quando sto bene, non vuole che la tagli io. Torniamo a noi.


XXXV – DRAGHI

Il titolo del racconto di stasera l’ho già deciso. Lo intitolerò “Draghi”. Ti parlerò dei draghi. “Mario Draghi? Il Presidente della Banca Centrale Europea?”. No Wilson, non di quello. E poi ho detto dei draghi, non di Draghi. Il draghetto verde dei cartoni animati che trasmettevano alla TV quando facevo le elementari. Ne combinava di tutti i colori e poi diceva sempre “Io sarò pompiere, sarò pompiere, sarò pompiere!”. Che poi non si dice pompiere ma Vigile del Fuoco. Anche se, in questo caso, è meglio pompiere. Te lo immagini se avesse detto “Io sarò Vigile del Fuoco, sarò Vigile del Fuoco, sarò Vigile del Fuoco!”. Non suona bene… Stasera, però, non ti parlerò di Grisù.


XVI – TRAPPOLA PER TOPI

Ero piccolo, ma mi ricordo molto bene dei conigli e delle galline di mio nonno. I dunèi e i galìni, come diceva lui. Mi ricordo anche di quando li ammazzava i conigli. Lui non mi faceva avvicinare, ma io lo spiavo dalla cantina. Non vi racconterò di come faceva. In vita mia io non ho mai ammazzato nessun coniglio, ma due galline sì. C’era però un valido motivo. Questa, però, è un’altra storia e ve la racconterò un’altra volta. Adesso torniamo ai conigli e alle galline di mio nonno.


XIII – DIECI IN MECCANICA

Istituto Tecnico Industriale Statale di Treviglio, anno scolastico 1983-1984, classe IIIa E. Non ricordo il giorno del primo compito in classe di Meccanica e macchine a fluido. Ricordo bene, però, come andò. Il professore si chiamava Piero. Non aveva ancora avuto modo di conoscerci bene perché quella materia non veniva insegnata nel biennio. Ebbene Piero, nello sparigliare i banchi prima di distribuire i fogli del compito in classe, piazza Moreno Pala, detto il “Moro”, alla mia sinistra e Antonio Bianchetti, detto il “Bianco”, alla mia destra. Distanza tra i banchi: poco più di un braccio. “Meglio di così non poteva andare” mi sono detto.