E fu così che nel pomeriggio di venerdì 22 agosto io e Luca partimmo per la Valle d’Aosta.
Monica mi disse solo “Mi raccomando!”.
Povera Mony…
Apro una parentesi.
Ricordate ciò che scrissi in “Formazione”? Siccome era mia intenzione approfittare di questi quattro giorni anche per formare Luca, feci guidare sempre lui. Sia in autostrada sia in montagna. Sì, perché fino ad allora non aveva ancora guidato né in autostrada né in montagna.
Chiudo la parentesi.Appena arrivati a Gressoney-Saint-Jean, Valle di Gressoney, ne approfittammo per andare a vedere Castel Savoia. Fu lì che, nel parco del castello, trovai un bel porcino.
Davvero!
Luigi-Luca uno a zero.
Pernottamento al B&B Genzianella. Cenammo lì, peraltro molto bene, poiché fanno anche ristorazione. A letto presto e notte così così.
Sabato mattina sveglia alle ore 6:30. In auto fino a Stafal e poi funivia Sant’Anna e seggiovia Colle Bettaforca. 2.727 metri, faceva abbastanza freddo, penso non ci fossero più di uno o due gradi. Ricordo che, poco prima di scendere dalla seggiovia, accesi il Garmin. Non segnava correttamente le pulsazioni: 140 battiti al minuto. Così alzai giacca a vento, pile e maglietta termica e inumidii i sensori. Niente da fare, 140 battiti al minuto.
“Pazienza” pensai. Alle 7:55, quando scendemmo dalla seggiovia e iniziammo a incamminarci, presi coscienza che le pulsazioni erano corrette. Salirono oltre i 160 battiti al minuto.
Lo sapevo che non ero in forma smagliante…
I battiti, però, erano decisamente troppo alti.
E adesso che facciamo?” mi chiesi.
“Andiamo avanti lo stesso. Il tempo è bello. Almeno a 3.100 metri ci dobbiamo arrivare. Poi, mal che vada, torneremo indietro” mi risposi.
Alle 11:00 eravamo al rifugio Quintino Sella al Felik!
3.585 metri…
Freddo. Anzi, molto freddo.
Io, Luca e una gioia immensa! Immersi nelle nuvole.
Questa volta le prime parole le scambiai con Luca, non con il VP.
Ah già… voi non sapete ancora chi è il VP.
Anche perché del VP non ho ancora scritto nulla.
E non sapete neppure perché il 12 luglio dello scorso anno, quando riuscii a raggiungere il Col Entrelor, le prime parole non le scambiai con Raffaele.
Non potete saperlo. Perché non ho ancora reso pubblico il 38° racconto che ho scritto.
Il titolo?
Non posso dirvelo ora… altrimenti intuireste.
Torniamo al Quintino Sella.
Uno squarcio ci consentì di scattare alcune foto particolarmente belle al Lyskamm occidentale e a quello orientale. Poi ancora nuvole e così, alle 12:00, ci incamminammo per scendere. Ce la prendemmo con calma. Con molta calma, soprattutto quando fummo fuori dalle nuvole. Anche per ammirare il panorama che non ci eravamo gustati durante la salita. Fronte del ghiacciaio di Verra a destra e fronte del Ghiacciaio del Lys a sinistra. Di fatto, il sentiero corre lungo la dorsale spartiacque tra la val d’Ayas e la Valle di Gressoney.
E poi Stambecchi e fiori alpini molto belli.
Come stavo?
Fisicamente così così. Il mal di stomaco e il mal di pancia della salita, non solo dovuti allo sforzo, si placarono un po’ in discesa.
Diciamo solo nausea…
Una capatina alla chiesetta di Sant’Anna, appena scesi dalla seggiovia, prima di prendere la funivia per Stafal.
Alle 16:30 eravamo in auto. Destinazione Valtournenche.
Cena veloce in pizzeria e pernottamento all’hotel Meublè Meridiana a Valtournenche. Dormii pochissimo quella notte, soprattutto a causa della stanchezza e della nausea.
Domenica mattina sveglia alle ore 7:00. Ero praticamente ingessato. Ma dopo la colazione ci aspettava la via ferrata “Gorbeillon”.
Faticai non poco.
Anzi, faticai molto.
Anzi, faticai moltissimo.
Era la prima via ferrata di Luca. Dopo un momento di esitazione prese coraggio e, dopo un po’, lo mandai davanti. Per osservarlo meglio mentre procedeva. Nel bel mezzo di una placconata quasi verticale, ci cadde addosso, dall’alto, un po’ di brecciolino. Su di una piccola cengia a metà placconata, a non più di tre, quattro metri da Luca, c’era una femmina di stambecco con il piccolo. Io ero qualche metro sotto Luca, che si bloccò e mi disse “Adesso mi assale per difendere il cucciolo”. “Sì, si suicida!” risposi io. Eravamo su una placconata quasi verticale: come faceva ad assalirlo lo sapeva solo lui…
Tempo di mettermi in sicurezza per cercare di togliere dallo zaino la macchina fotografica, che un’altra femmina di stambecco traversò la cengia con un altro piccolo e si allontanarono. Se solo avessi avuto a portata di mano la macchina fotografica! Avrei immortalato Luca, su di una placconata verticale con una femmina di stambecco e il suo piccolo proprio sopra di lui: una foto bellissima. Peccato! Peccato davvero!
Nel pomeriggio andammo al lago Blu di Breuil-Cervinia, sempre in Valtournenche. È a poche decine di metri dalla strada, con una bellissima vista sul Cervino.
Lì mi addormentai un’oretta.
Addirittura con le gambe accavallate… ero veramente stremato.
Prima di addormentarmi, però, cambiammo programma per due motivi. Il primo: le previsioni del tempo davano pioggia martedì. Il secondo: La stanchezza iniziava davvero a farsi sentire. Decisi di rinunciare alla via ferrata “Sentiero Panorama” anche perché, proprio domenica 24 agosto 2014, era l’ultimo giorno in cui la seggiovia “Couis 1” era aperta. Da lunedì 25 chiusa.
Andandoci a piedi, il dislivello prima di attaccare la via ferrata sarebbe stato considerevole.
Così telefonai e incrociai i pernottamenti. Domenica sera a Rhemes e lunedì sera a Pila.
Alle 16:00 partimmo per Rhemes Notre Dame.
Una capatina al lago Pellaud e al campeggio VIVA LA GENTE, o meglio nel prato dove viene allestito, perché era già stato smontato dai volontari.
Cena da Nadia e Marco. Ottima cena, come sempre del resto. Come chi sono Nadia e Marco? Va beh, avete ragione anche voi. Cena al Cafè Du Coin, villaggio Pellaud di Rhemes Notre Dame. Anche quest’anno, Nadia ci ha invitati a trascorrere qualche giorno da loro nel periodo natalizio. Non ci siamo mai andati a Rhemes in inverno. Per un motivo o per l’altro. Peccato!
A letto presto. Agriturismo Lo Sabot. Brividi e febbriciattola. Tutta notte…
Lunedì mattina sveglia alle ore 7:00 e colazione da Lidia. Come chi è Lidia? Scusate, avete ancora ragione voi. Hotel Chez Lidia, Dove ogni anno pernottano, la prima notte, i volontari che allestiscono il campeggio. La prima notte non si può dormire in campeggio perché… ve lo dirò in un altro racconto.
Ci attendeva la via ferrata “Casimiro Therisod”. L’ho percorsa diverse volte. Panorama incantevole sull’alta Val di Rhemes.
Fatica, fatica e ancora fatica.
Alle 11:00 partenza per Pila.
Pomeriggio di riposo: seggiovia Chamolè. Poi, in dieci minuti di comodo sentiero pianeggiante, siamo andati al lago Chamolè. Ridiscesi in seggiovia a Pila, abbiamo fatto un giro nel bosco per cercare qualche fungo. Idea di Luca. Io, però, non ce la facevo veramente più. Un’oretta e non di più.
Per la cronaca niente funghi.
Serata in pizzeria. Nel piazzale leggemmo, sul cartellone elettronico del Comune, che la via ferrata del Monte Emilius era percorribile solo con ramponi e piccozza. Il piano A del racconto “Piano A o piano B?” non sarebbe stato pertanto fattibile.
Niente rimpianti, meglio così.
Leggemmo, inoltre, che la via ferrata “Sentiero Panorama” non era praticabile per manutenzione. Queste informazioni non le trovai in Internet quando pianificai nel dettaglio la tre giorni in valle. Azzeccata, allora, anche la decisione di incrociare i pernottamenti.
Nessun rimpianto!
Domenica sera pernottamento all’hotel Etoile De Neige a Pila. Ancora brividi. E febbre, non febbriciattola come la sera prima. Iniziò anche a piovere. Come da previsioni del tempo Meteo Vallée.
Martedì mattina sveglia alle ore 8:00, colazione con calma e partenza per Rivolta.
Nuvole basse e pioggia.
Mercoledì mattina dovetti telefonare al lavoro e prolungare le ferie di un giorno.
Tre giorni indimenticabili.
Io e Luca.
Panorami indescrivibili.
E il mal di mal di pancia, il mal di stomaco, la nausea e la febbre?
Quello l’ho già scritto in “TAC” se vi ricordate.
Prima o poi ti abitui…
A tutto…
È solo questione di tempo…
Per dirla alla Valentino Rossi “La forza mentale fa parte del carattere, non si può studiare a tavolino. Si è forti di testa se si riesce a rimanere sereni e divertirsi anche quando le cose non vanno bene, e se si riesce a non perdere mai la fiducia in se stessi e nel lavoro di squadra”.
Monica si rese conto solo vedendo le fotografie di dove portai Luca.
Anche della febbre non seppe nulla fino a quando non tornammo a casa.
Cosa mi disse Monica?
Disse solo “Povera Mony”.
Rivolta d’Adda, mercoledì 22 ottobre 2014
PS1
Capite perché finora ho scritto poco di montagna? Se inizio a scrivere non mi fermo più.
PS2
Questo racconto lo dedico a una guida alpina. Lo stemma che aveva sulla giacca a vento mi sembrava quello delle Guide Alpine di Gressoney, ma non ne sono certo. Non so nemmeno come si chiami. Accompagnava al rifugio Quintino Sella un papà e suo figlio. Io e Luca siamo saliti al Quintino Sella dietro di loro. Ci siamo anche scambiati qualche parola quando assicurava a sé il ragazzino in prossimità dei punti critici. Siamo praticamente arrivati al Quintino Sella insieme a loro, mantenendoci sempre ad una certa distanza per non essere invadenti. La distanza non mi ha però impedito di sentire come incoraggiava il ragazzino a salire, indicando i nomi delle vette innevate e raccontando con passione aneddoti sulla montagna.