foto: dott. Michele Reni, Ospedale San Raffaele di Milano
E’ stato presentato in sessione plenaria al congresso della società americana di oncologia clinica ASCO (l’evento annuale più prestigioso per l’oncologia) e contemporaneamente pubblicato sul New England Journal of Medicine (la più importante rivista medica) il risultato di uno studio sperimentale mondiale, cui l’Italia ha contribuito in maniera rilevante che modifica lo standard di cura per i pazienti affetti da adenocarcinoma del pancreas metastatico, portatori della rara mutazione ereditaria del gene BRCA. Questa mutazione, presente nel 6% dei pazienti con adenocarcinoma del pancreas, predispone l’individuo a sviluppare tumori ma contemporaneamente rappresenta un punto di maggiore vulnerabilità per le cellule tumorali. I pazienti sottoposti a chemioterapia che non avevano avuto una crescita del loro tumore durante 4-8 mesi di trattamento (circa il 60% dei portatori della mutazione), hanno ricevuto una terapia di mantenimento con il farmaco olaparib che, rispetto ad un placebo ha raddoppiato il tempo libero da progressione (da 3.8 a 7.4 mesi) e il numero di pazienti liberi da progressione a 2 anni dall’inizio del mantenimento (22.1 % verso 9.6%) al prezzo di una modesta tossicità.
Al momento, lo studio non ha dimostrato un vantaggio in termini di quantità di vita totale: i dati sono ancora immaturi per questo aspetto e occorrerà certamente attendere per una valutazione più completa.
Al momento possiamo concludere che:
- è opportuno eseguire lo screening per la mutazione ereditaria di BRCA nei pazienti affetti da adenocarcinoma del pancreas;
- nei pazienti che risultano positivi per questa mutazione, a parte una indispensabile consulenza genetica per sé e per i consanguinei, è opportuno che la chemioterapia preveda l’uso di farmaci della famiglia dei platinanti;
- olaparib può prolungare il tempo libero da progressione di malattia e quindi da chemioterapia. È auspicabile che le attività regolatorie valutino in modo tempestivo il dossier relativo alla molecola e prendano rapidamente decisioni in merito alla possibilità di renderlo disponibile in Italia.
Occorre poi prestare attenzione a non generalizzare questa informazione: nei pazienti che hanno mutazioni simili o in quelli che hanno la mutazione solo nel tumore ma non nelle cellule sane, il beneficio del farmaco non è stato analizzato e, pertanto, non è possibile stabilirne il rapporto tra rischi e benefici e non è corretto utilizzarlo al di fuori di eventuali studi sperimentali