In occasione del congresso ASCO GI (American Society of Clinical Oncology Gastrointestinal Cancers Symposium) 2018 svoltosi a San Francisco sono stati presentati i dati dello studio internazionale di Fase II LAPACT sul nab paclitaxel (il chemioterapico legato all’albumina formulato in nanoparticelle per infusione) in associazione con gemcitabina in pazienti con carcinoma pancreatico localmente avanzato.
Lo studio sperimentale LAPACT descrive i risultati ottenuti nei pazienti con adenocarcinoma del pancreas in stadio III (localmente avanzati non resecabili) mediante l’impiego di uno schema chemioterapico (abraxane+gemcitabina) la cui utilità è stata precedentemente dimostrata per i pazienti con malattia in stadio IV (metastatici). Trattandosi di uno studio non randomizzato, cioè senza un gruppo di confronto, i risultati non sono conclusivi e sono di difficile interpretazione perché non è possibile stabilire se esista un vantaggio rispetto ad altri schemi di trattamento, di quale entità sia questo eventuale vantaggio, e quale sia la tossicità aggiuntiva correlata all’eventuale vantaggio. In sostanza, non è possibile capire dai dati dello studio quale sia il rapporto rischio-beneficio del trattamento e se questo sia favorevole per il paziente oppure no rispetto ad altre possibili opzioni.
I dati dello studio confermano quelli osservati dal gruppo del San Raffaele in uno studio sulla stessa popolazione di pazienti concluso da oltre 2 anni e già pubblicato.
Lo schema utilizzato è stato autorizzato dall’AIFA in Italia, unico paese in Europa, già dall’inizio del 2015 ed è ampiamente utilizzato nella pratica clinica in numerosi centri.