XXII – CARTONI


Pur sforzandomi, non riesco ad allocare con precisione questo racconto.
Ricordo solo che frequentavo le medie.
Adesso, la carta e il cartone vengono raccolti porta a porta il venerdì mattina. Ed è giusto che sia così.
Ai tempi, invece, la raccolta differenziata non esisteva ancora.
Ma la carta e il cartone avevano un valore.
Nel senso che quando venivano a ritirarlo ti pagavano. Ovviamente parliamo di certi quantitativi.
Vi spiego.

Ci organizzavamo a gruppetti tra compagni di scuola. Ci si ritrovava non appena aprivano i negozi e subito si entrava per elemosinare i cartoni degli imballaggi.
La concorrenza era agguerrita, anche se a Rivolta c’erano molti più negozi di adesso. E poi non sempre i commercianti ti davano i cartoni che avevano: spesso ti dicevano che dovevano venderli loro.
Non so se fosse vero. Magari era solo una giustificazione plausibile perché dovevano “riservare” i cartoni per i figli degli amici.
Ci stava.
Del resto, chi andava a chiederli nel negozio dove lavorava mia mamma usciva a mani vuote: quelli erano “riservati” per me.
Avevo due canali privilegiati per la raccolta dei cartoni: il negozio di mia mamma, come ho già detto, e mio papà.
Ho già scritto in “L’ortaglia” che faceva il falegname a Milano.
Dove lavorava, consegnavano e montavano anche molti mobili di serie.
Mobili che erano imballati nei cartoni.
E se i mobili erano voluminosi lo erano anche i cartoni degli imballaggi.
Capitava, a volte, soprattutto quando facevano le consegne nelle nostre zone, che sulla via del ritorno verso Milano si fermasse a lasciarmi i cartoni.
Noi ragazzi facevamo anche la raccolta porta a porta, nelle abitazioni private, di quotidiani, riviste e libri.
Ricordo anche quando piastrellarono la nuova fabbrica in cui si trasferì l’SWM. Non vi dico i mucchi di cartone che c’erano!
Ma anche lì, la concorrenza era spietata perché si era sparsa la voce in fretta.
Diego abitava in una grossa villa.
Uno dei locali del seminterrato era adibito al deposito dei nostri cartoni.
Quando il locale era pieno telefonavamo a non ricordo chi, che prontamente veniva a ritirare il carico.
Dopo averci pagato, ci dividevamo il guadagno ed eravamo tutti felici e contenti.
Ve lo immaginate se accidentalmente avesse preso fuoco tutto quel cartone?
Adesso, sarebbe impensabile stoccare quei quantitativi di cartone in una cantina.
Ma allora, vi assicuro, lo facevamo in molti!

Rivolta d’Adda, sabato 27 settembre 2014

scatole di cartone