XI – PENSO PROPRIO CHE CONTINUERÒ A SCRIVERE…


Lunedì 22 settembre 2014, dopo cena, presi la decisione che avrei iniziato a scrivere, senza sapere cosa avrei scritto.
Sì, anche perché sino allora non avevo mai scritto nulla, ma proprio nulla.
Sinceramente, non appena mi fu diagnosticata la malattia, mi venne l’idea di scrivere episodicamente ciò che mi sarebbe successo. Poteva essere una sorta di diario da utilizzare come traccia, nel caso in cui fosse andato tutto per il verso giusto, per scrivere un libro.
Va beh dai, libricino…
Poi, per il timore che ciò che avrei scritto avrebbe potuto essere in qualche modo ancor più destabilizzante per Monica, Luca e Chiara, desistetti. Sostanzialmente mi disturbava l’idea di “tenere troppo vivo il ricordo” anche dopo.
Boh…
Penso di aver sbagliato.
Perché se potessi tornare indietro, scriverei tutto, istante per istante.
Sia gli episodi più significativi sia ciò che mi passava per la testa. Fatto sta che lunedì sera presi spunto da un fatto realmente accaduto la mattina al lavoro e iniziai a “buttare giù qualcosa”. Intitolai quel primo e brevissimo racconto, se così lo possiamo chiamare, “Wilson”.
Lo rilessi e, tutto sommato, non mi dispiacque.
Il giorno dopo, martedì 23 settembre 2014, avrei passato l’intera giornata al San Raffaele e allora mi dissi “Portati il PC e prova a scrivere ancora qualcosa”.
E così ho fatto.

Carta e penna

Scrissi altri due brevi racconti che intitolai “Abito nuziale”, con riferimento a un fatto accaduto nella serata di venerdì 19 settembre e “Un bel film” con riferimento a un fatto accaduto nel pomeriggio di domenica 21 settembre.
Non portai però il PC. Troppo complicato in ospedale. Carta e penna. Beh, devo dire che è veramente difficile scrivere con carta e penna.
Sì, difficile, proprio come a scuola…
La sera stessa, tornato a casa dall’ospedale, ne scrissi ancora uno. Lo intitolai “Ventisette agosto”. Era però riferito a un fatto accaduto molti anni fa.
Quella stessa sera, decisi che i racconti li avrei anche resi pubblici su Facebook, ma il perché ve lo dirò in un secondo tempo.
Ieri, mercoledì 24 settembre, ero bloccato a letto, così ne ho approfittato per scriverne altri quattro. “Xibom Bombom”, “Cremo uno”, “Cremo due” e “Cremo tre”.
Anche oggi sono bloccato a letto, e così ne ho scritti ancora due, “Mistero” e “Gentlemen’s agreement”.
Questo che sto scrivendo è il terzo di oggi.
Di fatto, è l’undicesimo in pochi giorni.
Che poi, a voler ben vedere, questo non è neanche un racconto.
Ho però deciso che lo renderò pubblico per primo su Facebook.
Proprio perché non è un vero e proprio racconto, ma integra ciò che ho scritto nelle “Informazioni” del profilo Facebook.
Per il momento non ho ancora deciso come intitolarlo. Vedrò strada “scrivendo” se mi viene in mente qualcosa di originale.
Penso proprio che continuerò a scrivere…
Intanto perché mi passa più velocemente il tempo quando sono al San Raffaele o quando sono relegato in casa.
E poi perché mi sto divertendo.
E non poco.
In fin dei conti che cosa ho da perdere?
Se avessi iniziato a scrivere non appena mi fu diagnosticata la malattia, avrei già scritto di molti amici, quelli veri, e di molte persone care. C’è da dire, in tutta onestà, che non sarei mai riuscito a scrivere certe cose, così come a esternare i miei sentimenti, se non mi avessero diagnosticato questa terribile malattia.
Certo che avrei rinunciato volentieri a scrivere se non mi fossi ammalato!
Non sono domande da fare!
Ma, poiché sono ammalato…
Penso proprio che continuerò a scrivere…

Rivolta d’Adda, giovedì 25 settembre 2014