LI – CURCUMA


Sveglia alle 5:45.
Alle 6:30 io e Monica eravamo già al San Raffaele, grazie al raddoppio delle corsie per ogni senso di marcia della Rivoltana. La strada, non la roggia.
Vi ricordate di “Rintin”, il racconto?
Parcheggio.
L’accettazione della Linea Arianna apre alle 7.00. Alle 7:15 avevo già fatto il prelievo del sangue.
Colazione al bar e alle 7:30 siamo in oncologia.
L’appuntamento per la visita è alle 9:30.
Andiamo sempre così presto, perché l’oncologa deve avere il referto degli esami per decidere se posso fare la terapia. Molti pazienti fanno gli esami del sangue il giorno prima. Io preferisco fare tutto lo stesso giorno.
Così, anche oggi ne ho approfittato per scrivere qualcosa.
Proprio come lo scorso martedì 23 settembre. Anche se, come vi ho già detto, con carta e penna è molto più difficile che con il PC.Prima che iniziassi a scrivere, invece, leggevo o facevo La Settimana Enigmistica.
Oggi, ho scritto “La cincia”. Poi, tornato a casa, l’ho copiata sul PC.
Lavoro doppio, insomma.
Dopo la visita, di nuovo in Linea Arianna.
Terapia confermata.
Bene!
Ventisettesima chemio.
Scriverò del personale della Linea Arianna in un altro racconto.
Oggi saletta gialla, tre poltrone. Quella in cui mi sono seduto io, una al mio fianco, occupata da un signore sui sessantacinque anni e una di fronte a me, occupata da un signore sulla settantina.
Il signore al mio fianco era accompagnato dalla moglie. A dire la verità eravamo tutti e tre accompagnati dalle rispettive mogli.
Il personale infermieristico ci ha fatto accomodare praticamente insieme. Io ho iniziato a scrivere qualcosa.
Il signore al mio fianco si è dedicato alla lettura, così come, dopo pochi minuti, anche sua moglie.
Apro una parentesi.
Molti pazienti passano il tempo a leggere.
Altri conversano e altri ancora pensano.
In ogni saletta non vi sono più di quattro poltrone, per cercare di rendere quanto più confortevole possibile l’ambiente.
Chiudo la parentesi.
Anzi, la lascio aperta ancora un attimo.
La classifica dei libri più letti in oncologia vede al primo posto quelli generici sull’alimentazione anti-cancro, al secondo quelli specifici sulle ricette anti-cancro, al terzo quelli su come prevenire i tumori mangiando con gusto e poi, via via, tutti gli altri. La domanda che mi posi le prime volte, nel vedere tutti quei libri, fu “Ma perché leggeranno questi libri se già ce l’hanno il cancro?”.
Boh…
E fin qui nulla di male.
Ognuno può leggere quello che vuole.
Ci mancherebbe altro.
Chiudo la parentesi.
E torno al marito e alla moglie che stavano leggendo.
Non so cosa stesse leggendo il marito, ma la moglie sì.
Non vi dico il titolo per correttezza nei confronti della casa editrice, ma vi posso dire che lei stavo leggendo proprio uno di quei libri…
E allora?
L’hai già scritto quando hai aperto la parentesi che ognuno può leggere ciò che vuole.
No?
Sì, il problema è che lei, dopo aver letto qualche riga, le riassumeva al marito.
Capite cosa intendo?
Lei “Sono quasi tutte ricette senza carne”.
Ancora lei ”Devono essere buoni questi involtini di cavolo rosso”.
Lui “Sì”.
Lei “E anche la minestra di orzo e borlotti”.
Lui “Sì”.
Lei “Possiamo fare anche la zuppa di ceci qualche volta, no?”.
Lui “Sì”.
Niente da fare, non riesco proprio a concentrarmi per scrivere.
Osservo per un po’ i deflussori e i vari accessori, piccoli connettori e valvole a tre vie, per le infusioni dei farmaci chemioterapici. Sono trasparenti, ma sono molto simili agli accessori verdi dell’acquario di mio papà.
Ricordate che in “Presepi” vi avevo detto che avrei scritto anche dell’acquario che avevamo?
Non l’ho ancora scritto quel racconto, ma lo farò presto.
Mi pareva che suo marito fosse più interessato al suo di libro…
Abbandono la scrittura e mi dedico anch’io alla lettura. Per la cronaca sto leggendo “La montagna” di Ed Viesturs.
Lei “Anche i tortini di farro con le erbette devono essere buoni. E anche il farro con il sugo di peperone. Così come la crema di asparagi”.
Lui “Sì”.
Lei “Consigliano di mangiare spesso la zuppa di verdure”.
Ancora lei “Però c’è scritto che è meglio farla solo con le verdure di stagione”.
Lui “Ah sì?”.
“Come?” penso io. Dopo quattro “Sì” consecutivi un “Ah sì?”.
Lei “Bisognerebbe anche masticare il cibo molte volte”.
Ancora lei “E mangiare molto lentamente”.
Sempre lei ”E posare sul tavolo le posate ogni volta che si mangia un boccone. C’è scritto che ne gioverebbe anche la convivialità”.
Basta, ormai il marito non le risponde più.
E io rinuncio a leggere il libro.
Ho dovuto rileggere due volte la pagina 238 perché tutta questa verdura mi deconcentra.
Provo allora con La Settimana Enigmistica.
Lei “E consigliano di mangiare anche la curcuma”.
Beh, dopo la curcuma io ho pensato “E cosa cazzo è la curcuma?”. La curcuma m’incuriosì.
Sperai che neanche suo marito sapesse cosa fosse e che, dopo quattro “Sì” e un “Ah sì?” le chiedesse “Ah sì? Ma cosa è la curcuma?”.
E invece no.
Sapete cosa le disse?
Riporto le parole testuali.
Lui “Ma non puoi lasciarmi leggere in pace? Leggi il tuo libro e poi cucina quello che vuoi. Lo sai che io mangio di tutto”.
In effetti avevo notato che si stava indispettendo.
Silenzio in saletta…
Continuo a fare le parole crociate.
Eh no, cazzo!
53 verticale.
Parola di quattro lettere.
Legumi per zuppe: CECI.
Non sto scherzando!
Parole crociate a schema libero.
Pagina 41.
La Settimana Enigmistica del 2 ottobre 2014.
Saranno gli stessi ceci della zuppa del libro della signora?
Mollo le parole crociate e riprendo a leggere il libro ma, dopo un quarto d’ora…
Lui ”Mi vai a prendere un caffè?”.
Lei ”Ho letto che è sconsigliato bere il caffè nel pomeriggio”.
Lui, sconsolato, alza gli occhi al cielo.
Io guardo che ore sono.
Sono le 12:30.
Penso “E diglielo che sono solo le 12:30!”.
E poi penso ”E digli anche che quel libro non lo hanno scritto per te, o per me, o per l’altro signore che sta guardando la TV. Perché noi il cancro l’abbiamo già!”.
Silenzio in saletta…
Ah, sì, avete ragione.
Non vi avevo detto che il paziente sulla poltrona davanti alla mia stava guardando la TV.
In ogni saletta c’è anche un televisore, sempre per cercare di rendere quanto più accogliente l’ambiente.
È quasi l’una.
Cotto e mangiato: ossobuco con marsala.
Lei “L’aglio e la cipolla vanno bene. Anche la passata di pomodoro. Ma il burro proprio no!”.
Penso “Ma con chi ce l’avrà adesso?”.
E qui ho commesso un grave errore.
Anzi, un gravissimo errore.
Ho alzato gli occhi e ho incrociato i suoi.
Lei “Ci doveva mettere l’olio di oliva extravergine al posto del burro. C’è scritto anche sul libro”.
“Ecco” ho pensato, adesso è fatta…
Le sorrido.
Lei “Le piacciono le verdure?”
Io “Sì, molto, ma non posso più mangiarle in grandi quantità, soprattutto quelle che contengono molte fibre”.
Lei ”Sto leggendo un libro in cui c’è scritto che le verdure fanno molto bene. Invece, di carne, bisognerebbe mangiarne un gran poca”.

È proprio vero, mia cara signora.
Pensi che io, prima di ammalarmi ero vegetariano.
Anzi, vegano.
Mi concedevo solo un peccato di gola una volta al mese. Pizza vegetariana con speck e uovo.
Sarà mica per colpa dello speck e dell’uovo che mi sarà venuto il cancro?
Comunque, da quando mi sono ammalato, mangio solo carne e uova.
Mi concedo solo un peccato di gola una volta al mese. Pizza vegetariana.
Senza speck e uovo, intendo.
Eh sì, mia cara signora.
E giacché stiamo conversando così amabilmente, mi può spiegare cosa cazzo è la curcuma?

Dai che adesso sto scherzando!
Dovevate capirlo subito.
Ho staccato la frase e non ho messo le virgolette.
Per non farla troppo lunga, ho spiegato alla signora perché non posso più mangiare verdure in grandi quantità, anche se mi piacciono molto.
Lo sapete cosa ho fatto appena arrivato a casa?
Intendo ancor prima di iniziare a scrivere questo racconto.
Google…
Curcuma…
Cerca…
Wikipedia…
Se non lo sapete, la curcuma è un genere di piante appartenente alla famiglia Zingiberacea, comprendente 80 specie conosciute. Le piante appartenenti a questo genere sono utilizzate con scopi alimentari e officinali.
Sapete come intitolerò questo racconto?
“Curcuma”.
E, per finire, sapete cosa mangerò stasera?
Trippa!
E non sto scherzando!
Mi piace troppo la busecca, per dirla alla milanese. Come la prepara mia suocera, che però è di Treviglio.
Lei usa il foiolo, la parte più magra della trippa. E poi ci mette la cipolla, il sedano, le carote, la salvia, qualche chiodo di garofano, un po’ di passata di pomodoro e i fagioli.
Fagioli borlotti, gli stessi del libro della signora…

Rivolta d’Adda, giovedì 9 ottobre 2014

Curcuma