CXII – PUNK


In “Montatori e smontatori” scrissi che avrei completato il racconto stanotte.
Notte insonne per via della chemio…
Ho cambiato idea, perché mi sono venute in mente alcune cose che non vorrei poi dimenticarmi di scrivere.
Nella tre giorni Valdostana di “3.585 metri”, racconto n° 79 o, meglio, LXXIX, che ho già reso pubblico, mi dimenticai di scrivere che fu in quei giorni che notai un aumento esponenziale della caduta dei miei capelli.
Ma andiamo per gradi.Le chemio che iniziai il 6 agosto, dopo l’esito della TAC del 29 luglio, erano più “potenti” del ciclo delle precedenti chemio. Anche perché erano abbinate alle compresse chemioterapiche.
Così, sabato 30 agosto, andai a rasarmi a zero.
Dal mio amico Gigi, quello del racconto “Diamoci un taglio”, racconto n° 110 o, meglio, CX, che però non ho ancora pubblicato.
Apro una parentesi.
Mi ero già rasato a zero più volte lo scorso anno, senza problemi.
Per un uomo non penso sia un grosso problema rasarsi a zero.
Per una donna penso di sì.
Anzi, non lo penso, ne sono certo.
Per via della parrucca e di tutto il resto… non deve essere facile.
Chiusa la parentesi.
Torniamo al 30 agosto di quest’anno.
Vi ricordate delle due macchine di “MCCTG?!”, racconto n° 25 o, meglio, XXV.
Ah già, dimenticavo… non l’ho ancora pubblicato.
Scusate… capirete quando lo leggerete.
È che così non posso entrare nei dettagli, per non rovinarvi la lettura di “MCCTG?!”.
Va beh, cerchiamo di andare avanti lo stesso.
Siamo sempre al 30 di agosto, ore 8:30, da Gigi.
Sono ovviamente il primo cliente della giornata, oltretutto è un sabato.
“Solito taglio?” Mi chiede Gigi.
“No, alla Punk con crestina viola” rispondo.
Lui ride, ma io facevo sul serio.
Perché volevo fare uno scherzo a Monica, per via delle due macchine di “MCCTG?!”.
Allora gli spiego “Per quello che ti pago a rasarmi a zero puoi anche degnarti di farmi una crestina viola alla Punk”.
Poi aggiungo ”Sai cosa vuol dire Punk in inglese?”.
“No” mi risponde.
“Vuol dire di scarsissima qualità” gli dico.
Lui ride ancora, ma io non stavo scherzando.
Alla fine capisce e mi rade a zero lasciandomi una crestina da due soldi, di scarsissima qualità per l’appunto…
Poi esco in cortile e mi faccio qualche selfie, che però non posso inviare a Monica perché il mio cellulare è uno scassone.
Rientro da Gigi e lui completa l’opera, ovvero mi rasa a zero.
Prima delle 9:00 ero già a casa.
Monica era uscita da casa con me alle 8:15, per andare a fare la spesa.
Poi, alle 9:30 avrebbe iniziato con la prima seduta della mattinata visto che esercita la professione di logopedista.
L’ho già scritto in “Duke”, racconto n° 46 o meglio, XLVI, ma non l’ho ancora pubblicato.
Allora m’intrufolo nel suo studio, avvio il PC, scarico le foto dal cellulare e ne metto una di quelle da Punk come salvaschermo.
Poi spengo il PC ed esco da casa.
Non proprio da casa, sto nel giardino dietro casa, dove non mi può incrociare.
Non scrivo cosa mi disse per telefono non appena accese il PC!
Con calma, le spiegai che era per via delle due macchine di “MCCTG?!”.
Mi dispiace di non potervi spiegare per bene adesso, ma vi ho già detto il perché.
Mi ha intimato di tornare immediatamente da Gigi, non ha voluto sentire ragioni.
“Va bene, vado” le ho detto, ma io era già rasato…
Non mi ha rivolto la parola per tutto il giorno, poi gli ho spiegato e mi ha perdonato.
Povera Mony…

Rivolta d’Adda, giovedì 21 novembre 2014

PS1
Domani doveva “uscire” in libreria il mio libricino dei racconti. Con i proventi della vendita avrei fatto una bella donazione al San Raffaele. Ne avrei venduti di sicuro una decina. Anche se chiunque può leggere i racconti sul mio profilo Facebook, sulla pagina Facebook Progetto My Everest e sul sito internet http://www.myeverest.it. Sì, ne avrei venduti uno a Graziella, uno a mio cognato, uno ai miei suoceri e uno l’avrei comprato io. E poi… va beh, sei amici cui venderlo li avrei trovati. Ezio, Gio, Giorgio il mio vicino di casa, l’altro Giorgio, Luca e Vice, ad esempio. Poi ci ho riflettuto e ho detto “Fermi tutti. Stampate il libro da postumo, ne venderete almeno venti copie”.
Vi ho incasinati un po’ con la storia dei racconti pubblicati e di quelli non pubblicati vero? E anche con la storia della numerazione dei racconti. Numeri naturali e numeri romani. L’ho fatto di proposito, per due motivi.
Primo motivo.
Per il libricino. Solitamente uno legge un libro una sola volta. Se lo rilegge, lo fa a distanza di tempo. Con tutti quei riferimenti a racconti non pubblicati, vi avrei costretto, per capirci qualcosa, a rileggerlo subito. Se ne avessi venduti dieci, avrei potuto sostenere, senza mentire, che l’avevano letto in venti. Da postumo, se Monica ne venderà venti, potrà sostenere che l’avranno letto in quaranta.
Secondo motivo.
Sempre per il libricino. Ogni libro, nel contenuto, è diverso da un altro e su questo siamo tutti d’accordo. A maggior ragione il mio, perché di fatto non lo si potrebbe nemmeno chiamare libro. E allora mi sono inventato qualcosa di diverso, anche perché non sono uno scrittore.
Tutti i libri sono uguali in una cosa: l’indice.
Numeri naturali progressivi: 1, 2, 3, 4, 5, ecc.
O numeri romani progressivi: I, II, III, IV, V, ecc.
Io, l’ho detto sin dall’inizio, saltavo di palo in frasca. E poi, non ho nemmeno avuto la decenza di rendere pubblici i racconti nell’ordine in cui li avevo scritti.
Ve lo immaginate l’indice dei miei racconti?
XI, XXI, LII, LXXXIII, XIV… roba da matti!
Ebbene… il mio libricino avrà un indice dei racconti che lo renderà diverso da qualsiasi altro libro: chissà di venderne qualche copia in più…
Il titolo del libricino?
Facile per chi mi conosce, troppo facile.
Anche perché l’ho già scritto tra le righe di un racconto che ho già pubblicato.
Provate a indovinare voi il titolo.
Monica l’ha indovinato non appena ha letto questo racconto.
Lei mi conosce troppo bene.
Anche se stamattina cercherò di sorprenderla ancora una volta.
Sono già le 3:30…
Stanotte sto “rompendo” più del solito.
Ne sono consapevole, ma non ho ancora finito… non ho sonno e ho altre cose inerenti il progetto da fare.

PS2
Non appena iniziai a cancellare i selfie da Punk dal cellulare me ne pentii. Me ne è rimasto uno solo, ma è orrido. Veramente orrido. Diversamente, avrei pubblicato la foto nell’album del racconto. Vedrò cosa posso fare.

PS3
Dedico questo racconto a Chiara (non mia figlia), perché alle 2:15 era ancora sveglia. E perché è un’amica di un amico. Un amico che non incontro spesso, ma un amico che, quando lo vedo, mi ricorda momenti belli.

Punk collage di Jonathan Burstein