La comunicazione medico-paziente


Un gruppo multidisciplinare di esperti di ASCO (l’organizzazione American Society of Clinical Oncology) fra cui medici oncologi, psichiatri e infermieri, in uno studio pubblicato sul Journal of Clinical Oncology ha evidenziato l’importanza dei rapporti tra medici e pazienti. Lo studio rimarca come medici e operatori sanitari dovrebbero riconoscere che i pazienti e le loro famiglie possono avere aspettative differenti da quelle dei medici riguardo i trattamenti. Inoltre i medici dovrebbero partecipare alle credenze culturali, spirituali e religiose dei pazienti, specie quando si discutono importanti decisioni sui trattamenti dei pazienti terminali.

Queste linee guida, secondo altri autori, concordano con le numerose evidenze già pubblicate di un sostanziale miglioramento clinico dei pazienti oncologici quando sono sostenuti anche da un buon rapporto di comunicazione con i medici che li curano.

Ecco alcune delle raccomandazioni per i medici inserite nelle linee guida:

  • Impostare un programma di cure dopo aver chiarito con i pazienti e con le famiglie quali siano le loro priorità e come desiderino affrontare la malattia, spiegando le proprie intenzioni e gli obiettivi clinici
  • Fornire informazioni in termini semplici e diretti, in particolare per i pazienti con bassi livelli di alfabetizzazione e scarsa conoscenza sulla salute
  • Discutere le opzioni di trattamento in un modo che possa favorire la speranza, l’autonomia e la comprensione da parte del paziente e dei famigliari
  • Rendere i pazienti consapevoli di tutte le opzioni di trattamento, inclusi studi clinici e possibilità di cure palliative
  • Sottolineare i rischi assoluti piuttosto che relativi delle malattie in corso e dei trattamenti
  • Avviare le conversazioni sulle preferenze dei pazienti per la fine della loro vita
  • Cercare di dare sempre risposte empatiche ai pazienti
  • Cercare di capire se il costo delle cure è un problema per il paziente e per la famiglia
  • Avere consapevolezza che le popolazioni meno agiate hanno maggiori probabilità di avere avuto esperienze negative in materia di assistenza sanitaria, come sentirsi poco seguiti, alienati e incerti
  • Evitare le ipotesi sull’orientamento sessuale e l’identità di genere e utilizzare coi pazienti un linguaggio non giudicante