Una rete per curare i tumori rari


“I tumori rari vanno trattati dove c’è esperienza, perché un sarcoma non è come un tumore frequente: sono altri numeri”, sottolinea Paolo G. Casali, direttore della struttura complessa di Oncologia medica 2, Istituto Nazionale Tumori di Milano, associato di Oncologia medica all’Università del capoluogo lombardo e membro del Gruppo tecnico sui tumori rari istituito presso il Ministero della Salute già dal 2013.

“È importante allora che alcune fasi del percorso terapeutico siano centralizzare: la diagnosi patologica, che è un momento cruciale, il trattamento chirurgico nel caso di diversi tumori solidi, la decisione clinica strategica per il percorso del paziente. Altri aspetti invece si possono affrontare vicino a casa propria. In questo nuovo schema, le regioni dovranno supportare adeguatamente i centri provider, il cui lavoro aumenterà notevolmente. Il lavoro in rete richiede risorse aggiuntive, il tempo medico aggiuntivo va finanziato: spero siano previsti meccanismi di finanziamento realmente efficaci. In passato non si è riusciti a farlo, ma oggi – conclude l’esperto – se la Conferenza Stato-Regioni approverà il nuovo progetto, ci contiamo davvero”.

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