LVIII – IL MIO GIORNO FORTUNATO


Questo pomeriggio scriverò di stamattina.
Intanto stanotte sono riuscito a dormire discretamente.
Con Monica siamo andati prima al cimitero, in auto, e poi a Messa, a piedi.
Nel senso che abbiamo dovuto riportare a casa l’auto perché in piazza c’era anche il mercatino dell’antiquariato. Ragione per cui era difficile trovare parcheggio.

Messa delle 10:00. Quella cosiddetta “dei bambini”.
Oggi si celebrava il 50° anniversario di Ordinazione Sacerdotale di don Alberto, il nostro parroco.
Vista l’occasione, c’era molta più gente del solito.
Quando sono entrato in chiesa e mi sono seduto “al mio solito posto” c’erano già sedute, davanti a me, “al loro solito posto”, Noemi e Oliva.
C’era anche la maestra Tina che ho avuto dalla terza alla quinta elementare. Che di solito, però, non occupa quel posto.
Poi è arrivata anche Graziella e si è seduta di fianco a me. Anche lei, di solito, non occupa quel posto.
Poi è arrivato Gio che si è seduto dietro di me.
Monica e Alessandra, la moglie di Gio, si siedono invece nei banchi con i bambini perché sono catechiste.
Ho pensato “Oggi deve proprio essere il mio giorno fortunato. Stanotte ho dormito discretamente e adesso sono nella casa del Signore circondato dalle mie guardie del corpo”.
La cerimonia, piuttosto semplice, è stata molto partecipata.
Dopo la Messa, c’era il rinfresco all’oratorio Sant’Alberto.
Io, Monica, Gio e Alessandra ci siamo avviati insieme a molte altre persone.
C’era anche il corpo bandistico di Rivolta ad attendere don Alberto all’oratorio.
Nella banda suona anche Luca, mio figlio maggiore.
Ha iniziato a suonare il clarinetto in seconda media.
Spesso, io gli dico, per indispettirlo, che fa solo finta di suonare. Nel senso che muove solo le gote senza soffiarci nel clarinetto.
Finora gli è andata bene perché non l’hanno ancora sgamato.
Non appena giunti all’oratorio ho visto alcuni dei ragazzi di Rhemes e mi sono avvicinato.
Finora vi ho raccontato poco o nulla di Rhemes.
Ma c’è un motivo. Se inizio a scrivere di Rhemes e dei ragazzi di Rhemes, finirei per scrivere solo di quello.
C’erano Alessandro, Carlotta, Fabio, Marco, e Chiara, mia figlia. Che, non appena ho fatto per avvicinarmi, ha alzato gli occhi al cielo.
Per farmi capire che dovevo sgommare.
Ah, dimenticavo, c’era anche Kako, che di nome fa anche lui Marco, ma tutti lo chiamano Kako. Mi piace troppo scherzare con i ragazzi di Rhemes, che io chiamo i miei ragazzi.
Anche se non sono miei. Sì, è vero che stamattina c’era anche Chiara, che è mia. Nel senso che è mia figlia.
Lasciamo stare e andiamo avanti.
Ho detto loro, in tono scherzoso, “Guarda qui che bel gruppetto di sfigati”. E Chiara ha alzato di nuovo gli occhi al cielo.
Sempre per farmi capire che dovevo sgommare.
Uno dei ragazzi, non vi dico chi, ha ribattuto, sempre in tono scherzoso “Ti stavamo giustappunto aspettando”.
“Beh, non ha tutti i torti, un po’ sfigato lo sono” penso.
Con quello che mi è capitato.
Chiara è sempre più insofferente.
Meglio sloggiare e raggiungere Monica, Gio e Ale.
Quando è arrivato don Alberto la banda ha iniziato a suonare delle marcette.
Dopo, io, Monica, Gio e Ale siamo usciti direttamente nel cortile sul retro dell’oratorio.
Ho visto molti altri ragazzi di Rhemes, molti amici e conoscenti. L’avevo detto che oggi era il mio giorno fortunato. Quattro chiacchiere con uno, quattro con l’altro…
Tantissima gente e nessuna lastra.
Eh sì, ho pensato “Oggi deve proprio essere il mio giorno fortunato!”.
Ho scambiato anche quattro chiacchiere con Davide.
Si è poi aggregato a noi anche Giorgio.
Dopo aver salutato don Alberto, io e Monica ci siamo avviati verso casa per andare a pranzare dai mie suoceri, a Treviglio.
Giorgio, il mio vicino di casa, si è aggregato a noi.
Che poi, Giorgio, non è solo il mio vicino di casa. Giorgio è uno degli amici che ho trovato.
Aveva proprio ragione Nori…

Rivolta d’Adda, domenica 12 ottobre 2014

Quadrifoglio