CXI – MONTATORI E SMONTATORI (prima parte)


Oggi San Raffaele.
Sì lo so anch’io che oggi non è San Raffaele.
Intendevo dire che in questo momento sono all’ospedale.
Linea Arianna, stanza rossa, tre poltrone, chemio.
Prima della visita oncologica ho fatto un salto da Ana e Laura.
Dovreste già sapere chi sono.
Detto questo, oggi vi farò lavorare con noi.
Sì, perché vi porterò tutti a Rhemes, a montare il campeggio VIVA LA GENTE.
Ora tornerò al 2009, ma solo perché quell’anno Alessio ed io scattammo alcune fotografie che pubblicherò insieme al racconto, per farvi capire meglio.

Mercoledì 1° luglio 2009.
Carichiamo il pullmino dell’oratorio e le altre auto di tutto ciò che serve.
I due decespugliatori (uno lo prendiamo da Vittorio e l’altro da Paolo). Paolo ci dà anche il filo dei decespugliatori e l’additivo da miscelare alla benzina verde. Per essere sicuri che a 1.800 metri di altitudine i decespugliatori non facciano i capricci.
La tanica vuota per la benzina verde dei decespugliatori e del gruppo elettrogeno e quella per il gasolio del trattorino: le riempiremo a Villeneuve.
La batteria del trattorino, che Davide ha già caricato in precedenza.
Non sul pullmino!
Intendevo dire con il caricabatterie…
Il gruppo elettrogeno, per usare saldatrice, trapano e avvitatore fintanto che non saremo collegati alla rete elettrica.
Coprirete, materassi, coprimaterassi e cuscini che ci serviranno venerdì notte.
Tutto il resto sarà caricato sul camion di Giuseppe venerdì pomeriggio.
Mi riferisco a tutti gli altri coprirete, materassi, coprimaterassi e cuscini. Gli estintori, i tavoli e le panche per il refettorio, il tavolo da ping pong e il calciobalilla. I due freezer e i generi alimentari per venti giorni di permanenza in campeggio.

Giovedì 2 luglio 2009.
Alle 5:00 partiamo.
Ho già scritto in “Un’escursione indimenticabile” il viaggio da Rivolta a Rhemes.
Rispetto a quel viaggio, facciamo una sosta all’autogrill di Viverone per una veloce colazione.
Anche perché Enrico non può non fare colazione…
E una sosta a Villeneuve, al distributore Esso di De Nard. Per ordinare le bombole di GPL e per riempire le taniche di benzina verde e di gasolio.
Appena arrivati a Rhemes, una rapida sosta all’hotel Chez Lidia, per lasciare quel poco di bagaglio e per indossare gli indumenti da lavoro. Giusto il tempo di prendere possesso delle camere e siamo già davanti all’hotel.
Alessio, Davide, Dino, Enrico, Gianfranco (detto Bari) ed io.
Cielo terso, tutti con lo sguardo rivolto verso la Granta Parey che domina l’alta valle.
L’aria è frizzante, ci saranno quattro o cinque gradi, anche se il sole ha già fatto capolino tra il Col di Sort e il Col Entrelor.
Proietta i timidi raggi sulla Grande Rousse e, via via che sorge, le imponenti ombre delle cime Goillen Sud e Goillen nord, del monte Rolettaz e del Truc Blanc si ritraggono.
Tra non molto i raggi del sole scalderanno anche noi.
Davide, l’indiscusso leader montatore e smontatore, va da Noel a ritirare le chiavi della baita dove “riposa”, per gran parte dell’anno, tutto ciò che serve per allestire il campeggio.
Intanto noi, in un attimo, siamo al villaggio Pellaud.
Enrico ha deciso di raggiungerci a piedi, per potersi gustare il panorama.
La baita in cui è depositato il materiale è una delle più grosse del villaggio Pellaud.
Il materiale meno delicato è depositato in quella che ai tempi era la stalla.
Tutto il resto, nell’abitazione vera e propria, sopra la stalla. L’angusta scala in pietra con il corrimano di legno conduce all’ingresso.
Porticina e finestrella minuscole, pavimento in legno. Soffitto anch’esso in legno. Molto basso, per non disperdere il calore del piccolo camino.
Arriva anche Davide. Ha offerto un passaggio in auto a Enrico, che però ha preferito proseguire a piedi.
Davide, dopo aver riempito il serbatoio del trattorino, collega la batteria.
Gira la chiave e … al primo tentativo si avvia. Come sempre, nonostante sia fermo da dieci mesi. Pare che anche il trattorino non veda l’ora di rendersi utile percorrendo avanti e indietro il sentierino, dal villaggio al campeggio.
Arriva anche Enrico.
A piedi nudi!
Ha gli scarponi in mano: gli si sono scollate entrambe le suole.
Da non credere!
“Iè sciupat…” ci dice.
“Sono scoppiati…” in italiano.
Li aggiusta alla bell’è e meglio con del nastro isolante e si avvia, con me, verso il campo. Ci portiamo i decespugliatori e la tanica di benzina verde.
La rugiada della notte ha reso l’erba completamente madida: sembra abbia appeno smesso di piovere.
Ma dobbiamo iniziare a tagliarla, e anche alla svelta!
Enrico tutt’intorno alle putrelle di ferro della tenda pagoda. Stanno già arrivando Dino e Bari. Toglieranno il telo blu che copre gli assiti e inizieranno a deporli sulle putrelle.
Io devo “creare” subito un passaggio nell’erba alta fino al carro, parcheggiato vicino al cosiddetto roccione. Tra non molto arriverà Davide per agganciarlo al trattorino. E se non ho finito di creare il passaggio, poco importa. Calpesterà l’erba e lo aggancerà ugualmente.
Perché entro sera… lo capirete da voi.
Apro una parentesi.
È che se la calpesta non riesco a tagliarla bene come dico io. E poi sabato Giovanni, detto Gio, non riuscirà a rastrellarla bene come dice lui e… lasciamo stare.
Chiusa la parentesi.
Ah, dimenticavo… non appena arrivati al campo, Alessio ha messo “in fresca” una bottiglia di vino bianco nella Dora.
Io, dopo aver proseguito a tagliare l’erba sino alla zona dei servizi igienici e delle docce (ortiche, molte ortiche in quel posto!), torno a tagliarla nel campo diurno. Così Enrico potrà spostarsi al campo notturno.
Entro mezzogiorno dobbiamo finire.
Per mezzogiorno deve essere stesa anche la tubazione in PVC dell’acqua potabile. Dal punto di consegna vicino al ponte sulla Dora, fino al campeggio.
E Dino e Bari dovranno aver posato e fissato, con rondelle e bulloni, tutti gli assiti della pagoda.
Davide e Alessio dovranno aver caricato e portato al campo tutti i teli, la paleria della pagoda e tanto, tanto altro materiale che servirà nel pomeriggio.
Anche perché, prima di pranzare, i due teli di copertura della pagoda dovranno essere al loro posto.
Passi quello della tenda cucina, ma l’altro… lavoro infame!
Diversamente, Davide non ci lascerà pranzare.
Dai che scherzo!
Mica tanto… pausa pranzo alle 13:00.
Ed eravamo “in piedi” dalle 4:30.
Pranzare… due panini col salame (Enrico quattro o cinque, non ricordo) con un bicchiere di vino rosso (Raboso) e una fetta di torta con l’acqua.
Con l’acqua, perché la bottiglia di prosecco se l’era portata via la Dora.
Sì, perché l’incremento della portata di acqua, dovuto al disgelo diurno, l’ha tolta dal “porticciolo” che Alessio aveva costruito con dei sassi.
Inesperienza… Emi non ha mai perso neanche una bottiglia di vino durante lo smontaggio del campeggio.
Mentre pranziamo, sarà già a Rhemes Saint Georges.
La bottiglia intendo, non Emi.
Ammesso che non si sia frantumata contro le rocce.
Boh…
Io penso che si sia frantumata a causa dell’impetuosità delle acque della Dora. Soprattutto tra il villaggio Pellaud e il capoluogo Bruil.
Dopo il pranzo, un veloce caffè da Nadia, al Cafè du Coin, e poi si torna al lavoro.
C’è ancora molto da fare prima di sera.
Bisogna completare il montaggio dei servizi igienici e delle docce. Fissare tutti i teli laterali della pagoda. E poi bisogna ancorare per bene i teli di copertura alla struttura. Con gli elastici… altro lavoro infame!
Montiamo anche la copertura dei lavelli e dei lavapiedi e finalmente, alle 18:00, Davide ci lascia staccare.
Un attimo di relax e poi torniamo all’hotel Chez Lidia, doccia e cena.
Abbondante per tutti, esagerata per Enrico.
Dopo cena arrivano anche Andrea, Davide, Mauro e Paolo. Sono partiti da Rivolta non appena hanno finito di lavorare.
Teste penzoloni per la stanchezza… sarà meglio andare a nanna.

Continua…

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